Soft Skills e competenze per rimanere al passo con i tempi.
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando numerosi settori, e il recruiting non fa eccezione.
Secondo la ricerca “Il futuro del recruiting 2024” pubblicata recentemente da Linkedin, ancora solo il 27% dei professionisti dichiara di utilizzare o sperimentare l’AI generativa, mentre 6 recruiter su 10 sono ottimisti riguardo alle potenzialità dell’AI per la selezione del personale.
È indubbio, però, che il legame tra recruiter e intelligenza artificiale non stia solo cambiando le modalità operative, ma ridefinisce anche le competenze necessarie per eccellere in questo campo.
Tanto che, sempre secondo quanto riportato da LinkedIn, i recruiter che hanno aggiunto competenze di AI nel loro profilo professionale sono cresciuti del 14%.
Il ruolo del Recruiter oggi
L’evoluzione tecnologica, oggi più che mai, viaggia rapidamente e i recruiter devono adattarsi ad un panorama lavorativo mutevole che richiede un aggiornamento costante.
A farla da padrona, da un paio d’anni a questa parte, è sicuramente l’avvento dell’AI generativa (Chat GPT è sicuramente l’esempio più conosciuto e, probabilmente, la piattaforma più utilizzata), in grado di automatizzare compiti ripetitivi, migliorando l’efficienza e consentendo ai professionisti delle Risorse Umane di concentrarsi su attività considerate sempre più strategiche.
Chi già associa il ruolo del recruiter e intelligenza artificiale, descrive come principale vantaggio l’uso di AI per semplificare la scrittura delle descrizioni delle offerte di lavoro e aumentare la produttività.
Tuttavia, il tocco umano rimane essenziale. Il recruiter deve sapere trovare il modo di bilanciare l’uso della tecnologia con l’abilità di creare connessioni significative e valutare le qualità personali dei candidati, cosa che gli algoritmi non sono ancora in grado di cogliere e valorizzare (e forse non lo saranno mai).
Quali sono le Soft Skills essenziali per i Recruiter nell’era digitale
Il machine learning trasforma gli ATS in strumenti capaci di predire il potenziale di successo dei candidati
Nonostante l’alto grado di automazione e l’indiscutibile supporto offerto dalle tecnologie potenziate dall’AI, le soft skill sono ancora l’elemento determinante ed il campo in cui si gioca la vera sfida tra recruiter.
In tutto il mondo del lavoro le competenze trasversali sono le più ricercate (il 92% dei datori di lavoro le considera “essenziali” o “molto importanti” nelle decisioni di assunzione) e infatti anche i migliori recruiter si distinguono proprio per le loro caratteristiche interpersonali oltre che per le conoscenze tecniche.
Tra le soft skills che più faranno la differenza nell’era dell’Intelligenza Artificiale spiccano:
- Comunicazione: La capacità di comunicare in modo efficace è fondamentale per costruire relazioni solide con i candidati e con i team interni. Questo include l’abilità di ascoltare attivamente, comprendere le esigenze e rispondere in modo chiaro e convincente.
- Sviluppo delle relazioni: Creare e mantenere relazioni positive con i candidati è una competenza chiave. I recruiter devono essere in grado di instaurare fiducia e rapporti duraturi, che vadano oltre il singolo processo di selezione.
- Adattabilità: Essere flessibili e pronti a imparare nuove tecnologie e metodologie è essenziale. L’AI cambia rapidamente il modo di operare, e i recruiter devono essere in grado di adattarsi e di acquisire nuove competenze.
- Empatia: Capire e anticipare le emozioni e le esigenze dei candidati è fondamentale per offrire un’esperienza positiva. L’empatia aiuta i recruiter a creare un ambiente di selezione più umano e accogliente.
- Capacità di consulenza: I recruiter devono essere in grado di fornire consulenza strategica ai manager e ai team dirigenziali, aiutandoli a comprendere le implicazioni dell’AI e a prendere decisioni informate.
Non dovrebbe stupire che, in un’era dominata dalla tecnologia, le soft skills richieste pendano tutte dalle peculiarità dell’essere umano e da quella spinta relazionale ed emotiva di cui siamo ancora padroni.
Queste competenze rimangono il cuore pulsante del successo nel recruiting, dimostrando che la componente umana è insostituibile anche nel contesto dell’innovazione tecnologica.
Quale impatto ha la tecnologia nel Recruiting?
Mentre le soft skills restano legate alle capacità relazionali, la tecnologia, e in particolare l’Intelligenza Artificiale, gioca un ruolo sempre più cruciale nel modernizzare e ottimizzare i processi di selezione del personale.
In cosa può essere di grande aiuto la tecnologia?
- Automatizzare compiti ripetitivi: Attività come la scrittura delle descrizioni delle offerte di lavoro e la selezione preliminare dei CV possono essere automatizzate, liberando tempo per compiti più strategici.
- Aumentare la produttività: Gli strumenti di AI consentono di gestire un maggior numero di candidati in meno tempo, migliorando l’efficienza del processo di recruiting.
- Migliorare l’accuratezza: L’AI può analizzare grandi volumi di dati per identificare i migliori candidati con maggiore precisione.
Troviamo applicazioni molto interessanti non solo dal punto di vista della selezione, ma anche per tutto ciò che riguarda le attività e le strategie di Talent Acquisition.
Per esempio, aiutando manager e decision maker a comprendere qual è il reale impatto dell’AI generativa sui diversi ruoli aziendali e consigliando programmi di formazione che consentano ai dipendenti di aggiornarsi e rimanere competitivi nel mercato del lavoro anche con l’ausilio delle nuove tecnologie.
Inoltre, l’AI generativa alleggerisce il tempo che i team di TA impiegano in attività routinarie e a basso valore aggiunto, per offrire consulenze su altre questioni altamente strategiche, come lo sviluppo della selezione basata sulle competenze o iniziative D&I (Diversity and Inclusion), contribuendo così a un avanzamento del ruolo del recruiter nella catena del valore aziendale.
Tuttavia, l’adozione dell’AI richiede anche una nuova consapevolezza delle implicazioni etiche e dei potenziali bias introdotti dagli algoritmi. I recruiter devono garantire che l’uso dell’AI sia trasparente, equo e rispettoso dei diritti dei candidati.
Vediamo meglio cosa significa.
Cosa deve sapere un recruiter per utilizzare efficacemente l’AI nel suo lavoro?
Per sfruttare al meglio gli strumenti a disposizione, i recruiter devono acquisire nuove competenze tecniche e comprendere come integrare l’AI nel loro lavoro quotidiano. Perché se è vero che l’AI ha portato numerosi vantaggi nel recruiting, è altrettanto vero che le sfide non mancano.
Innanzitutto, è fondamentale che i recruiter abbiano una conoscenza di base di come funziona l’intelligenza artificiale, inclusi concetti come machine learning, algoritmi e big data. Questa infarinatura è utile per valutare e scegliere le tecnologie giuste e sfruttarne appieno le potenzialità.
Una volta scelti gli strumenti, è essenziale sapere come integrarli nei processi di selezione esistenti. Questo può includere l’automazione della scrematura dei CV, l’uso di chatbot per interagire con i candidati e l’analisi dei dati per identificare i migliori talenti.
Ciò che le intelligenze artificiali sanno fare meglio è, senza dubbio, generare una grande quantità di dati e analisi e, quindi, i recruiter devono essere in grado di interpretarli per prendere decisioni informate e migliorare continuamente il processo di recruiting.
Infine, va ricordato quanto il tema della trasparenza e dell’etica nell’uso delle tecnologie a servizio dell’HR sia attuale. I recruiter devono poter garantire che i processi automatizzati siano equi e non discriminatori e devono essere pronti a spiegare ai candidati come vengono utilizzati i loro dati.
Verso un Reclutamento Predittivo
L’evoluzione degli ATS si sta orientando verso sistemi sempre più intuitivi e predittivi. Con le avanzate capacità di AI e ML, gli ATS moderni non solo migliorano la precisione nelle operazioni di reclutamento, ma iniziano anche a prevedere le esigenze future di assunzione, permettendo alle aziende di anticipare e prepararsi meglio alle dinamiche di un mercato del lavoro in costante mutamento.
In sintesi, l’adozione di ATS avanzati è diventata strategico per le aziende che aspirano a mantenere un vantaggio competitivo. Tali sistemi non solo ottimizzano i processi di reclutamento, ma offrono anche la promessa di decisioni di assunzione più rapide, precise ed equilibrate.
Per le aziende pronte a fare il salto verso il reclutamento del futuro, esplorare soluzioni avanzate come quelle offerte da Performa Recruit può rappresentare un investimento strategico cruciale.
I nostri strumenti e servizi sono progettati per sfruttare al massimo le potenzialità di questa tecnologia rivoluzionaria, preparando il vostro team HR ad affrontare le sfide di un mercato in rapida evoluzione.
Dove stiamo andando…
Gestire il cambiamento e l’adattabilità nel ruolo del recruiter e intelligenza artificiale, in un lavoro a stretto contatto con le persone ma sempre più guidato dalla tecnologia, rappresenta una delle sfide principali per gli HR da qui al prossimo futuro.
L’implementazione di tecnologie e processi potenziati da Intelligenza Artificiale, infatti, richiede spesso cambiamenti significativi all’interno delle aziende e nelle abitudini di lavoro di dipendenti e collaboratori.
È qui che i recruiter devono essere pronti ad adattarsi e a gestire efficacemente il cambiamento. Come? Innanzitutto, favorendo un ambiente di lavoro che abbracci l’innovazione. Ma anche lavorando a stretto contatto con gli sviluppatori di AI: personalizzare gli strumenti alle esigenze specifiche dell’azienda può fare una grande differenza. Questa collaborazione assicura che le soluzioni AI siano allineate con gli obiettivi di recruiting e le dinamiche aziendali.
Integrando tutte queste competenze, i recruiter possono davvero fare la differenza per rendere i processi di selezione più efficienti, accurati e inclusivi, mantenendo comunque un focus sulle soft skill e sulle interazioni umane che restano al centro del loro ruolo.
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